“Ti amo”: quando è il momento giusto per dirlo?

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Ti amo o ti desidero? Dove sta la differenza? La differenza è la durata nel tempo, difatti il desiderio è un sentimento fugace, che attende di essere appagato per compensarsi. È monito di una relazione pressochè carnale, mentre se il desiderio si evolve in amore ecco che nasce un sentimento nuovo, fatto di necessità, di richiesta e di continuità nel tempo.

In una società come la nostra dove i siti di incontro online garantiscono l’euforia dell’appuntamento al volo e permettono l’appagamento del desiderio sessuale, si tende sempre più a perdere di vista quello che è il coinvolgimento in qualcosa di più profondo, per lasciare il posto ad una semplice, seppur piacevole, “attività sportiva”.

Eppure la richiesta d’amore non è cambiata. È solo mutata in una “paura della solitudine”. Per questo ci si accontenta di rapporti occasionali, dai quali anche se si rimane delusi si può sempre puntare sul prossimo match, evitando un coinvolgimento sentimentale.

Se non troverò nessuno a cui dire “ti amo” la mia vita non sarà completa?

I love you

I love you

Trovare una persona che susciti in noi non solo un sentimento di desiderio, ma vada oltre fino a generare un sentimento d’amore non è una questione che si può pianificare per tempo. Non è possibile iniziare a conoscere una persona con l’idea che mi innamorerò di lei o di lui, perché per sedimentare un sentimento così forte come l’amore c’è bisogno di tempo, conoscenza e ragionamento.

Ci sono persone che hanno detto “ti amo” e poi si sono ritrovate in situazioni scomode. Ci sono altre che il “ti amo” non l’hanno mai detto ancora a nessuno, ma non per questo sono delle persone infelici ed incomplete. È tutta una questione di priorità, se in questo momento la ricerca di una persona che rimanga al mio fianco per la creazione di una famiglia non è il mio obbiettivo, non mi impegnerò a ricercare quel tipo di relazione e mi dedicherò ad appagare il mio desiderio in altri modi.

Quando è il momento giusto per dire “ti amo”? E se dice di no?

Ti amo, I love you, Je t’aime, Te quiero, Ich liebe dich. Due parole con un enorme peso sentimentale per la persona che decide di confessarsi per la prima volta, ed una certezza per chi è già in una relazione e vuole confermare il suo amore all’altra persona.

Tutti gli innamorati non vedono l’ora che arrivi il momento giusto per dirlo o sentirselo dire. Però non è facile, infatti non tutte le persone che si amano riescono a pronunciarle, perché alcuni si imbarazzano, si sentono inadeguati, oppure troppo prematuri.

Altri ancora non sono abituati a tradurre i gesti in parole. Quindi cercano di dimostrare in altro modo il proprio sentimento. Oppure ancora non hanno mai vissuto un rapporto del genere nemmeno in famiglia ed il trauma dell’abbandono inficia l’identificazione del sentimento.

Basta un’emoticon per dirsi “ti amo”?

Ormai sin da adolescenti siamo abituati a tradurre le emozioni provate con delle emoji, che prontamente vengono aggiornate ed aumentano il ventaglio di possibilità. Ma basta davvero un cuoricino o uno smile con un bacio per identificare un sentimento così importante?

Sembra che il nostro panorama verbale e sentimentale stia sbiadendo in un mondo di chat ed immagini, ma le parole, è utile ricordare, che in una relazione d’amore possono essere un potente afrodisiaco!

Pensiamo ad esempio alle relazioni a distanza dove un “ti amo” può essere tradotto in parole che accarezzano senza mani. Le parole usate in questo senso possono curare, abbracciare e accudire, dando spessore al legame d’amore tra due persone.

I gesti possono battere un “ti amo” detto a voce?

Come è stato scritto in precedenza, non tutti riescono ad esprimere a parole le proprie emozioni o sentimenti ed i motivi possono essere molteplici. Ad esempio: provare imbarazzo a pronunciare quelle parole, in quanto ci si sente estremamente vulnerabili. Oppure la paura di non essere all’altezza del “ti amo” dell’altra persona o di non provare lo stesso sentimento con la stessa intensità dell’altro.

Se guardiamo al periodo storico attuale non risulta poi strano avere queste remore riguardo il pronunciare il famoso “ti amo”, in quanto molto spesso persone tra i 20 ed i 40 anni si ritrovano in situazioni precarie, lavorativamente ed economicamente e questo si riflette nella possibilità di vivere appieno una relazione solida e duratura; in questo modo si tende a “cogliere l’attimo” e preferire relazioni passeggere che non comportino impegni a lungo termine.

Il “ti amo” è visto quindi come un rito di passaggio, che stabilisce l’inizio o il proseguimento di una relazione stabile, seria, duratura, quasi un equivalente verbale di un anello di fidanzamento; per questo motivo molti partner hanno paura a pronunciare queste parole, in quanto si pensa non si possa tornare indietro una volta dette.

La paura di pronunciare “ti amo” è una questione solo maschile o anche femminile?

paura di dire ti amo

paura di dire ti amo

Uno stereotipo di genere o una realtà ancora attuale? Culturalmente siamo abituati a considerare le donne più inclini al dialogo ed all’espressione verbale delle proprie emozioni, mentre gli uomini dovendo conservare il loro pudore non lasciano trasparire nulla più del necessario, rimanendo silenti.

Perciò si può dire che per indole le donne sono più allenate ad utilizzare un linguaggio emotivo e si sentono a proprio agio, mentre per gli uomini servirebbe una vera e propria palestra emotiva. Anche se esistono delle eccezioni, derivate in particolar modo dalle capacità espressive acquisite all’interno della famiglia d’origine.

Non è una novità che la persona che siamo oggi è il risultato di una somma di fattori che derivano dalla nostra infanzia, e la capacità di esprimere i propri sentimenti in modo adeguato è uno di questi aspetti. Tuttavia non sempre si sviluppano modalità adeguate, basti pensare alle violenze domestiche, ai femminicidi e ad altre manifestazioni di quello che viene chiamato “amore malato”.

Siete d’accordo su quanto detto all’interno dell’articolo? Avete già detto il vostro primo “ti amo”?

Faccelo sapere nei commenti!

Articolo di Serena Caimi

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